sabato 3 novembre 2018

elogio di Epicuro


Humana ante oculos foede cum vita iaceret
in terris oppressa gravi sub religione
quae caput a caeli regionibus ostendebat
horribili super aspectu mortalibus instans,
primum Graius homo mortalis tollere contra
est oculos ausus primusque obsistere contra,
quem neque fama deum nec fulmina nec minitanti
murmure compressit caelum, sed eo magis acrem
irritat animi virtutem effringere ut arta
naturae primus portarum claustra cupiret.
ergo vivida vis animi pervicit, et extra
processit longe flammantia moenia mundi
atque omne immensum peragravit mente animoque,
unde refert nobis victor quid possit oriri,
quid nequeat, finita potestas denique cuique
quanam sit ratione atque alte terminus haerens.
quare religio pedibus subiecta vicissim
obteritur, nos exaequat victoria caelo.

Mentre la vita umana giaceva sulla terra, turpe spettacolo, oppressa dal grave peso della religione, che mostrava il suo capo dalle regioni celesti con orribile aspetto, incombendo dall’alto sugli uomini, per primo un uomo di Grecia ardì sollevare gli occhi mortali a sfidarla, e per primo drizzarlesi contro (obsistere contra): non lo domarono le leggende degli dèi, né i fulmini, né il minaccioso brontolio del cielo; anzi tanto più ne stimolarono il fiero valore dell’animo, così che volle infrangere (effringere) per primo le porte sbarrate dell’universo. E dunque trionfò la vivida forza del suo animo e si spinse lontano, oltre le mura fiammeggianti del mondo, e percorse con il cuore e la mente l’immenso universo, da cui riporta (refert) a noi vittorioso (victor) quel che può nascere, quel che non pnò, e infine per quale ragione ogni cosa ha un potere definito e un termine profondamente connaturato. Perciò a sua volta abbattuta sotto i piedi la religione è calpestata, mentre la vittoria (victoria) ci eguaglia al cielo.

La filosofia di Epicuro

Epicuro, il salvatore (vv. 62-79): dopo l’invocazione rituale alla dea e il trapasso didascalico che annuncia il contenuto del primo libro (vv. 54-61), Lucrezio introduce l'elogio del filosofo benefattore del genere umano, oggetto di straordinaria venerazione che si avvicinava quasi a quella dovuta alla divinità nell’ambito della sua scuola. Il solenne elogio di Epicuro e della sua virtus, trionfante sulla gravis religio (etimologicamente connessa a religo, “vincolare”) ricalca la struttura tipica degli encomi dei grandi condottieri: a questo si deve l’uso di termini del linguaggio militare, come obsistere contra... effringere (che configurano l’azione del filosofo secondo le modalita di assedio di una città), refert (che indica l’atto del “riportare” una preda), victor e victoria. È la novità dell’azione di Epicuro che viene messa in rilievo (primum... primus) insieme alla lotta impari che ha coraggiosamente intrapreso (est... ausus). Con radicale capovolgimento la religio, terribile antagonista, che un tempo sovrastava minacciosamente gli uomini a caeli regionibus, mentre la humana vita giaceva in terris, ora, con la vittoria di Epicuro, deve subire la peggiore delle umiliazioni, schiacciata a terra sotto ai suoi piedi (v. 78: pedibus subiecta vicissim obteritur) mentre l’umanità è risollevata dal suo stato di prostrazione, fino a prospettare quasi un’identificazione con la divinità (v. 79: nos exaequat victoria caelo).

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